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IL TEATRO ITALIANO IN RIVOLTA CONTRO IL MINISTERO DEI BENI CULTURALI

maschere


Il 24 aprile u.s.
ha segnato un punto di svolta clamoroso nell’ambito della seduta della Commissione Prosa, avvenuto nella sede Agis di Roma (Via Villa Patrizi 10) che non è stato in nessun modo segnalato se non dalle poche e consuete reazioni di sconcerto.

Il tema in discussione è stato: “Esiste una governance culturale per lo spettacolo dal vivo???”

In precedenza infatti la commissione aveva deliberato sull’elenco dei teatri nazionali e dei teatri di rilevante interesse culturale, rimanendo in qualche modo nel solco del dettato regolamentare: qualche esclusione clamorosa faceva presumere la tentazione di deliberare prescindendo dalla stretta norma, ma alcuni casi singoli potevano non costituire una prova certa che si volesse andare al di là di quanto descritto nel regolamento in vigore.
Dopo il 24 aprile abbiamo la certezza che l’amministrazione e la commissione hanno compiuto una forzatura sulla quale è bene fare una riflessione collettiva.

L’elenco dei centri di produzione è speculare infatti (a parte un paio di soggetti scivolati lì per accidente) a un elenco degli ex teatri di innovazione, opportunamente depurato degli elementi più deboli.

Tutti gli altri teatri di produzione, anche quelli che hanno al proprio attivo vent’anni di attività come teatri stabili privati, sono rimasti fuori e sono stati riclassificati come imprese di produzione, ossia compagnie di giro.

A parte l’elemento surreale e vagamente comico di negare istituzionalmente l’esistenza di teatri esistenti ed operanti da anni, la domanda che viene spontanea è come mai tutti, ma proprio tutti gli addetti ai lavori, confortati anche dal parere informale dell’amministrazione, hanno interpretato quella norma come la collocazione naturale dei teatri che hanno una forte capacità produttiva ma che non possono o non ritengono necessario rientrare nei parametri previsti per i teatri di rilevante interesse culturale.
E come mai invece dalla Commissione riunita il 24 aprile è uscito un parere così difforme e così vincolante?

La norma è chiara e non ammette dubbi: centri di produzione sono quelli che hanno una sala di almeno trecento posti e sono in grado di produrre almeno 120 giornate recitative di produzione, 100 giornate recitative di programmazione, 3500 giornate lavorative e la capacità di reperire risorse da enti territoriali pubblici e privati. Nessun accenno ad altri requisiti che non siano quelli tecnici o quelli generali validi per tutte le categorie, comprese le imprese di produzione. Né vale invocare la possibilità, per l’amministrazione, di collocare diversamente il soggetto, “qualora le caratteristiche soggettive del richiedente o l’oggetto delle domanda possano essere diversamente classificati”, perché evidentemente tale norma deve fare anch’essa riferimento ai requisiti richiesti per il titolo in questione e non ad altri discrezionalmente attribuiti. Altrimenti si avrebbe semplicemente la più pura discrezionalità, in barba alle norme.

Il fatto che l’elenco dei 24 centri di produzione rifletta chiaramente la decisione di attribuire agli stessi un’identità che non è prevista in nessun modo nel regolamento significa una cosa sola: che la commissione e l’amministrazione hanno voluto sottolineare e premiare, attraverso lo strumento del centro, una linea editoriale piuttosto che un’altra, o una linea editoriale contrapposta a tutte le altre.
Ma qui il terreno si fa scivoloso per l’amministrazione, per la commissione e per tutti quelli che lavorano nell’ambito teatrale.
Lasciando perdere le questioni di legittimità, che evidentemente verranno discusse in altra sede (ci risulta che si stanno preparando una decina di ricorsi), è opportuno che una commissione privilegi una linea editoriale piuttosto che un’altra, fa parte questo della libertà e autonomia di giudizio di una commissione o è una forzatura “politica” che il regolamento non prevede e non può prevedere?

Lo stato, e l’amministrazione per esso, è un editore o è un regolatore? In questa materia è facilissimo uscire dal ruolo, come dimostra la storia delle “politiche culturali” di tutto il novecento.

Nel nostro caso lo stato dice chiaramente e legittimamente nelle premesse, quali sono gli obiettivi culturali e sociali che si prefigge e che sono necessari per le imprese che vogliono ottenere l’aiuto economico della società. Ma non dice quali sono gli strumenti editoriali, artistici e culturali con i quali quegli obiettivi possono essere raggiunti. Quelli sono lasciati alla scelta, alla sensibilità culturale e artistica dei singoli soggetti. Altrimenti saremmo costretti a tornare parecchio indietro nel tempo, a sentire, in nome dell’innovazione, un odore di vecchio che abbiamo già vissuto nel secolo scorso e che si chiama dirigismo culturale di destra e spesso anche di sinistra.

Per questi motivi crediamo che l’esito della commissione del 24 aprile vada preso molto sul serio al di là dei risvolti amministrativi e occupazionali che pure sono pesantissimi per i soggetti esclusi; è la prima volta, da quando esistono le circolari ministeriali e i regolamenti, che un diritto riconosciuto in base a requisiti giuridicamente certi viene negato seguendo un criterio di appartenenza “editoriale” stabilito in sede di commissione in totale autonomia dalle norme.

Centri di Produzione non riconosciuti

ENTE/TEATRO CITTÀ
Teatro Brancaccio/Sala Umberto
( O.T.I.)
ROMA
Teatro Vittoria
(Coop. Attori e Tecnici a r.l.)
ROMA
Teatro Ghione
(Coop. Teatro Ghione)
ROMA
Teatro Italia / Teatro Roma
Centro Teatrale Artigiano
ROMA
Teatro Palladium / Teatro Quirinetta
(Consorzio Palladium Quirinetta)
ROMA
La Contrada Teatro Stabile di Trieste
(La Contrada Teatro Stabile di Trieste s.a.s.)
TRIESTE
Teatro Martinitt
(La Bilancia soc. coop.)
MILANO
Teatro Carcano
(Centro d’arte contemporanea )
MILANO
Teatro Comunale di Cormons e di Gradisca D’Isonzo
(A.Artisti Associati )
GORIZIA
Teatro “Gli Alcuni”
(Ass. Compagnia teatrale Gli Alcuni)
TREVISO
Teatro Diana
NAPOLI
Teatro Alfieri/ Teatro Erba / Teatro Gioiello
(Torino Spettacoli) TORINO

Sostenitori

Politeama srl
(Globe Theatre) ROMA
Bis Tremila srl
(impresa di produzione) ROMA
L’isola trovata srl
(produzione) ROMA
Salvatore Chiosi
(regista) ROMA
Annalisa Favetti
(attrice) Roma

 
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Maria Luisa Runti

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