Feb
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Laika: grande successo per l’istrionico Ascanio Celestini al Palamostre di Udine

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di Maria Luisa Runti

Eclettico, innovativo, graffiante ed a volte caustico nel suo “scarnificare “ la realtà contemporanea, Ascanio Celestini ha presentato il 20 febbraio us, al Palamostre di Udine, il suo nuovo monologo “Laika”. Grande merito va al CSS Teatro Contatto di inserire nella sua raffinata e particolare programmazione anche eventi come questo. Cinema e televisione non rendono appieno tutte le sfumature che Celestini sa offrire in scena. Da sempre attento al tema delle condizioni precarie del lavoro, dei derelitti, degli emarginati nonché a quello della guerra, dei razzismo e dei manicomi, Celestini ha vinto numerosissimi premi fra cui due UBU: Premio Ubu speciale (2002) “per la capacità di cantare attraverso la cronaca la storia di oggi come mito e viceversa” e, nel 2005, per lo spettacolo Scemo di guerra (come Nuovo testo italiano). I suoi testi teatrali vengono spesso pubblicati come libri. Nel 2009 riceve il Premio Volponi, dedicato alla letteratura di impegno civile, nel 2011 è premio speciale della giuria al Premio Dessì. Per ampliare gli orizzonti di comunicazione con il grande pubblico si dedica anche alla regia cinematografica. Nel 2010 a Roma ha girato La pecora nera, sua opera prima tratta dall’omonimo libro che è stato anche uno spettacolo teatrale sull’istituzione manicomiale. Il film, in concorso alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha vinto il Premio fondazione Mimmo Rotella ed al festival Annecy cinéma italien gli è assegnato il Premio Speciale della Giuria. La pecora nera, ha altresì vinto il premio come migliore interpretazione maschile nella XXVIII edizione del Sulmonacinema Film Festival (2010) e il Ciak d’Oro 2011 come Miglior Opera Prima. Celestini è stato inoltre candidato come Miglior Regista Esordiente al Nastro d’Argento 2011. Ricca di ulteriori importanti creazioni-ideazioni e premi la sua carriera lo pone come un fiore all’occhiello nel nostro mondo artistico. Un attore-autore che, con la sua narrazione, si interpone fra gli spettatori ed i protagonisti dello spettacolo per rafforzare il significato dei testi messaggio e l’alta valenza umana e sociale che li caratterizza.
2-a-celestini-foto-p-tauro Laika è una sorta di monologo, a volte subliminale, inframezzato da alcune risposte dell’apostolo Pietro (voce fuori campo dell’attrice Alba Rohrwacher) e sottolineato dalla voce della fisarmonica di Gianluca Casadei capace di evocare atmosfere nostalgiche e popolari, una risposta in musica alla “favola” malinconica e commovente di Celestini. Una favola solo in apparenza poiché questo Gesù cieco che egli interpreta non è tanto improbabile come vorrebbe sembrare. Guarda il mondo attraverso gli occhi di Pietro ma percepisce perfettamente tutto ciò che lo circonda. Il vuoto in cui viviamo, la miseria dei derelitti, i barboni, anche fuggiti dal loro paese, che dormono tra i cartoni, Nel suo piccolo appartamento di periferia il suo Gesù simbolo afferma di essere stato mandato più volte sulla terra e diventa uno di noi, a condividere drammi, a confrontarsi con i propri dubbi ed i propri timori che sono gli stessi in cui noi stessi ci dibattiamo. Un Gesù simbolo, appunto, a cui gli occhi e le parole di Pietro confermano ciò che egli percepisce intorno a sé.
Una metafora moderna, graffiante, profonda, che scava nelle anime e ne riflette i più reconditi pensieri con commovente candore e poesia, a volte con ironia struggente poiché non è semplice “spogliarsi” per raccontare la verità. In questa metafora si inserisce il ricordo emblematico della cagnolina Laika, imbarcata a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2 nel 1957 e vissuta per pochi giorni in un viaggio da cui non ci sarebbe stato ritorno. “La morte dalle cui frontiere non c’è viaggiatore che torni”. Il pensiero di Amleto potrebbe collegare quella morte alla ridiscesa di questo di questo Gesù, definito improbabile, ma nemmeno tanto direi, poiché è una sorta di allegoria emblematica dei tempi in cui viviamo, del desiderio di riscatto e verità, di crescita e di parità di diritti e di genere. Afferma Celestini nelle sue note sullo spettacolo: “A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell’ebraismo e seme dell’islam. Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere solo sul cuor della terra…”
Un essere umano “immagine”, per nulla grottesco, a cui Celestini ha dato voce toccando magnificamente tutte le corde dell’animo, anche quelle più recondite, con apparente, istrionica leggerezza, ripetendo, a volte, i concetti proprio perché entrassero nel profondo dello spettatore facendolo pensare, infine, che siamo tutti, o quasi, poveri Cristi in terra.
Teatro gremito ed applausi scroscianti hanno decretato il successo della serata a cui è seguito un dibattito, (quasi monologo, condotto dal giornalista Lorenzo Marchiori), uno spettacolo nello spettacolo di Pirandelliana memoria.

MARIA LUISA RUNTI
© Riproduzione vietata

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Foto di Ascanio Celestini: Piero Tauro

 
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