Lug
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Walter Lazzaro e gli enigmi della Versilia

via sacra di walter lazzaro

Fin dai primi albori – intorno alla metà degli anni Trenta- la pittura di Lazzaro appare impreziosita da quelle che poi divengono le sue peculiarità: afflato lirico, ricercatezze tonali, aura evocativa compenetrata al silenzio caratterizzante le sue vedute paesaggistiche.
Il mare soprattutto, come enigmatico diaframma fra visibile e invisibile, diviene fondale emblematico di rappresentazioni abitate da una quiete imperturbabile che suscita percezioni arcane che assumono valenze particolari dal momento in cui Lazzaro “scopre” Forte dei Marmi che sarà per lui rifugio atteso, luogo d’ispirazione e la dimora più cara.

La luce madreperlacea di certi meriggi invernali o l’aurora ardente di certi mattini estivi sono per lui invito pressante e ineludibile a dipingere.
Lazzaro indaga delle cose quella vita silente che è rivelatrice di ignoti racconti.

Le barche, gli ombrelloni chiusi, le sdraio sulla spiaggia deserta raccontano, immoti, il vissuto degli uomini ora figure assenti da tutta la scena.

pittura tonale - walter lazzaro
Pittura tonale, 1935, olio su tela, cm 89×64
C’è in tutti i lavori di Lazzaro una tale qualità di pittura – che raggiunge apici di eccellenza già dai primi anni Quaranta- e che si mantiene inalterata nei cinque decenni successivi della sua attività che fa risaltare l’originalità di un’opera tra le più interessanti e significative dell’intero Novecento.

Vi si coglie anche l’adesione dell’Artista a quelli che furono gli intendimenti dei Maestri antichi da lui prediletti (Piero della Francesca in primis) e l’amore per una pittura bella da gustare a prescindere dai singoli motivi espressivi.

Viene da ricordarlo, a cent’anni dalla nascita, pensando alla potente attrattiva, all’incantamento, alle suggestioni profonde che i suoi paesaggi marini continuano ad offrire nella certezza che il rilievo e l’importanza dati da Lazzaro al mistero della pittura e alla preziosità della sua stessa fattura, continuano ad essere il vanto principale di un pittore che è stato, per merito e talento, tra i maggiori del proprio secolo.

Tratto dal testo del Prof. Giovanni Faccenda pubblicato nel catalogo “Approdi Silenti”.

 
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